mercoledì 3 aprile 2013

In campagna elettorale

E' un po' che seguo i candidati sindaci della mia città nelle loro corse elettorali. Strette di mano, sorrisi ammicanti, "farò", "risolverò", "vedrete". E stamattina pensavo che anche noi donne, per un certo periodo della vita, viviamo in una costante campagna elettorale. Unico grande competitor, quello che non vorremmo mai sfidare: noi stesse. Noi. Le più grandi critiche delle nostre azioni e dei nostri comportamenti, delle scelte e degli errori, perfino dei più insignificanti. Che il mondo esterno non sia un reale contendente lo sappiamo bene: nessuno è così preso dagli altri quanto lo è da se stesso. Morale della favola, il nostro modo di essere e di apparire conta soprattutto per noi e per una strettissima cerchia di persone che ci circondano.

La nostra campagna elettorale è fatta di pochi strumenti essenziali, fra cui uno spot elementare composto dal modo in cui ci vestiamo e dall'attenzione che dedichiamo alla cura del corpo. Conviviamo con regole precise e invalicabili, che corrispondono al "farò" dei politici: niente smalto sbeccato. Niente calzerotti di licra al polpaccio. Niente ricrescita alta due dita sui capelli. Niente unghie smangiucchiate. Un rapporto costante e intenso con l'estetista per la lotta al pelo superfluo. Massima intransigenza su lingerie e accessori. Rigore assoluto su alimentazione e training.

Poi ci sono i diktat comportamentali, che contano più di tutto il resto. Dobbiamo essere simpatiche, ma non troppo. Romantiche, ma non troppo. Impulsive, ma non troppo. Femministe, ma senza esagerare. Egocentriche, ma con equilibrio. Sportive, goderecce, sensuali, aggressive, ammiccanti, leggere, però al punto giusto.

È un manifesto utopico, il nostro. Che crolla solo ogni tanto, sotto il peso della vita che va al ritmo di un rullo compressore. O di un figlio che sposta altrove le priorità della nostra privatissima campagna elettorale. Quando questo accade dimentichiamo tutto. Regole, obiettivi, ispirazioni. E usciamo di casa con lo smalto sbeccato, i calzerotti di licra, il primo vestito che capita. Troppo poco simpatiche/ammiccanti/leggere per meritare anche solo il più incerto dei voti. I nostri, di voti. Perché agli uomini - agli altri, in generale - quasi sempre andiamo benissimo anche così.

























6 commenti:

  1. bel post con delle sacrosante verità. qualche diktat lo seguo ancora, anche se potrei farne a meno, tanto ho già fatto più della metà del mio percorso terreno, che spero duri oltre i cent'anni!
    buon weekend

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    1. Invece non bisogna mai abbassare la guardia, nemmeno a cent'anni! Buona domenica anche a te :)

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  2. Il calzerotto non si tocca! Cerco giusto di depilarmi alla cieca (senza occhiali) sotto la doccia e per togliermi dal look jeans e maglietta temo dovranno rimuoverli chirurgicamente dal mio corpo. Pero' ho detto al mio elettorato che andro' a correre. E ora son tutti cavoli miei. Mi voteranno?

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    1. Eccerto. Io ad esempio sono un'impresentabile. Un milione di posti di lavoro stanno agli elettori di Silvio come fitness/dieta/estetista stanno a me stessa.

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  3. hai ragione, sono delle trappole che ci costruiamo noi stesse, giusto per alimentare il senso di colpa perenne quando ci rendiamo conto di non potercela fare. A me sembra sempre di essere circondata da gente migliore di me, e soprattutto consapevole del fatto di essere migliore di me (o di chiunque altro). Conosco persone che vanno in giro con la ricrescita, le ascelle pelose, i calzettoni insieme ai sandali, decine di chili di sovrappeso eppure si sentono e si comportano come se fossero le donne piu' fighe del cosmo. Un po' mi stanno sul culo, ma un po' anche le invidio...

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  4. Agli uomini, ma anche (e col tempo sono arrivata a pensare forse a volte più) alle altre donne, pronte a squadrarci da cima a fondo per confrontarsi e scovare il minimo difetto.
    Sarà per quello che ho soprattutto amici maschi. Che se ho lo smalto o no non gli frega niente, e puoi anche uscire in tuta, basta che stiamo bene insieme e ci andiamo a divertire.
    Non è scarsa cura la mia, anzi sono la prima a fare attenzione al pelo di troppo...ma credo davvero che a volte, facendo troppa attenzione a come appariamo, si perda il senso della realtà e di quello che è importante...
    baci :)

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