giovedì 6 giugno 2013

Problemi di pressione

Seconda puntata di "indovina chi si ammala oggi in cantiere".

Recuperato (vivo) il povero Raul - delle cui sorti parlavo qualche giorno fa - e soprattutto ripristinato il suo colorito originale da sessantenne latinoamericano, siamo riusciti nell'impresa di eliminare dalla circolazione il suo prode collaboratore, un tipo cicciottello e apparentemente innocuo ma dalla colata di cemento facile. Che tu ti distraevi un attimo e quello ti murava vivo tra il soggiorno e il bagno. Non è stato semplice spiegargli che volevamo restare in vita almeno il tempo di vedere nostro figlio alla scuola materna. Ed è stata ancora più dura convincerlo che uccidere Raul (il quale lo aveva già prontamente sostituito) lo avrebbe messo nei guai.

Insomma, al posto del potenziale serial killer è arrivato Rafaèl. Con l'accento sulla e, per carità. Ché se lo chiami Ràfael, lui ti guarda torvo. Anche lui amichevole come un calcio sugli stinchi, ma in compenso davvero bravo. Il che, se è un bene per noi che dobbiamo entrare in casa senza che la medesima ci crolli in testa, è un male per tutti coloro che gli gravitano attorno. Una pentola a pressione. Una torva, torva pentola a pressione.

"Chi ha ponido esto tubo? Ah? Chi? Porque esta così storto? Ahi che mal. Yo no laboro asì. Aqui esa tuto fato de mierda."

"Si vabbè signor Rafaèl. Ma ora non andiamo per il sottile. Basta che finisca tutto in tempi decenti."

"Ahi, tempi deccenti, lei abla de tempi deccenti? Ma aqui esta tutto indeccente".

E mentre parla e borbotta e bestemmia in lingua madre, tutto ricoperto di calce, appeso a una scaletta a due metri d'altezza, lo noto. Guardo meglio per sicurezza, sperando di essermi sbagliata, ma no. Eccolo là. L'occhio. Rosso. Ma non rosso normale. Rosso che sembra stia per saltare fuori da un momento all'altro e rotolare giù per la scaletta.

Disperata. immaginandolo già in un letto d'ospedale e coi lavori di casa nuovamente in sospeso, con un filo di voce ripeto la domanda che solo un paio di settimane prima avevo rivolto a Raul.

"Scusi signor Rafaèl, si sente bene?"

"Yo? Sì. Estoy un poco encazzado ma sì. Porque?".

"No, sa... Lo dico perché... Ha un occhio davvero rosso. Ma proprio molto molto rosso. Non è che ha problemi di pressione?"

Avevo fatto la domanda sbagliata alla persona sbagliata. Ormai era troppo tardi.

"Pressiòn? Pressiòn?? Que problemi del pressiòn. Lei pensa que me drogo? Ah? Pensa que me drogo? Yo no me drogo!"

"Ma no... Non vol... Ma signor..."

"Ahi no no no no yo no me drogo eh. Serà la calce, che ne so yo. Ma a lei che glie emporta. Comunque no me drogo eh, que se crede".

"Ah ecco certo la calce. Deve essere stata la calce. Come non detto. Buon lavoro eh".

Mentre me ne andavo veloce, la pentola a pressione ha ripreso a borbottare a pieno ritmo. E io ho pensato che di questo passo l'unica a non uscire fisicamente incolume dai lavori sarò io. Tic nervosi, nella migliore delle ipotesi.

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